Duecastelli
Molte sono le torri, i castelli e i castellieri in rovina, ma Duecastelli è unica: a distruggerla non fu la guerra o il fuoco, ma la sua stessa gente, abbandonandola al suo destino. Ammonimento per i passanti, memoria di com’erano i borghi medievali per chi ci arriva come ospite.
Storia
Le rovine della città medievale di Duecastelli rappresentano il più importante ed il più noto sito del patrimonio culturale del Comune di Canfanaro. La denominazione „Dvigrad“ (Duo Castra, Due Castelli, Dvegrad) indica l’esistenza di due parti distinte della città (Moncastello e Castello Parentino), che già nel IX e X secolo venivano menzionate come cittadina unica. La denominazione comune si è mantenuta anche dopo la caduta del Castello Parentino, ovvero con la sopravvivenza della sola Moncastello.
Grazie alla sua straordinaria posizione strategica, la vicinanza dell’acqua e l’abbondante terreno fertile, l’area era abitata già in epoca preistorica, mentre le prime popolazioni slave iniziarono a stabilirsi nella zona verso la fine del VI secolo. Al tempo l’amministrazione statale non era ancora organizzata e i terreni del territorio erano abbandonati. A quell’epoca gli appezzamenti trascurati venivano coltivati dai benedettini, che lasciarono traccia della propria presenza nell’area circostante il Leme durante l’epoca medievale. Nelle fonti storiche la città viene menzionata per la prima volta nel 879, con il passaggio della chiesa di Duecastelli dalla giurisdizione della diocesi di Pola al Patriarcato di Aquileia. Sotto il dominio dei conti di Gorizia, verso la fine del XIII secolo, a Duecastelli cambia anche la struttura etnica della popolazione e nonostante il crescente afflusso di popolazioni germaniche, gli Slavi mantennero comunque la maggioranza.
Il periodo successivo a Duecastelli fu contrassegnato da costanti guerre e scontri. Nel 1381 i Veneziani incendiarono Duecastelli, uccisero gli abitanti e trasferirono il potere dalla Chiesa di Santa Sofia a San Lorenzo del Pasenatico. Nel 1413, dopo l’emanazione dello Statuto del Comune di Duecastelli con il quale venne abolito il patriarcato, Venezia assume il potere amministrativo della cittadina. Fu un periodo fiorente per Duecastelli, il quale durò fino all’arrivo dell’epidemia di peste, verso la fine del XV secolo, alla quale poi seguì la malaria.
All’inizio del XVI secolo a Duecastelli si stabilirono i profughi dell’entroterra della Dalmazia e dell’Erzegovina, in fuga dagli Ottomani. Era l’epoca in cui scoppiò anche la guerra degli Uscocchi tra Venezia e Austria, durante la quale vennero distrutti tutti i paesini circostanti. Gli abitanti di Duecastelli cominciarono a trasferirsi nelle zone limitrofe. Nel 1630 la città era quasi completamente deserta, vi rimasero soltanto le famiglie più povere. Nel 1714 con il trasferimento della parrocchia di Duecastelli nella vicina cittadina di Canfanaro, iniziò la fine definitiva di Duecastelli.
Passeggiata per Duecastelli
Duecastelli è ubicata nella Draga del Leme, nella profonda valle che si estende dal Canale di Leme fino a Pisino, a 150-175 metri di altitudine sopra il livello del mare: qui si possono visitare le rovine di Moncastello (la seconda parte di Duecastelli, Castello Parentino, quasi completamente distrutto, di cui è rimasto soltanto un piccolo altopiano).
Si entra nella cittadina passando attraverso la porta principale tuttora presente, per arrivare al punto in cui il borgo è protetto dal primo anello di mura di cinta. Proseguendo si raggiunge la seconda porta, parte del secondo anello di mura. Era così che si entrava in città, di porta in porta. Passando accanto alla possente torre di difesa sul lato meridionale della cittadina, la strada conduce all’ultima porta, oltre la quale c’è il centro del borgo.
La città è cinta da due anelli di mura, all’interno delle quali si conservano i resti di più di duecento edifici. Imponente al centro dell’abitato la chiesa di Santa Sofia, edificata in più fasi. In quella più remota, paleocristiana (seconda metà del V secolo), l’edificio sacro aveva un’unica navata con inscritta un’abside semicircolare. Col passare dei secoli la chiesa venne ampliata: vanta tre absidi semicircolari inscritte e le pareti affrescate. Nei secoli IX e X sul lato meridionale vennero annessi la cappella battesimale e il campanile e nel XIV secolo il perimetro settentrionale fu ampliato con la sacristia. Appartiene allo stesso periodo pure il pulpito esagonale, adornato con elementi a rilievo, che dopo l’abbandono di Duecastelli fu trasferito nella chiesa parrocchiale di Canfanaro, dov’è tuttora. Tra i rilievi, spicca quello di Santa Sofia con una città in ciascuna mano. E’ il simbolo di Duecastelli, presente sullo stemma del Comune di Canfanaro.
Davanti alla chiesa c’è la piazza centrale, vicino alla quale trovano posto gli edifici più importanti di Duecastelli: il palazzo municipale sul lato orientale e gli spazi appartenenti al Capitolo sul lato occidentale. A occidente della basilica c’è una serie di vani che ospitavano i militari. Nell’area sud occidentale dell’abitato c’era l’area economica e tutti i restanti spazi fungevano da abitazione.
Leggende
La leggenda sulla mostranza (ostensorio)
Correva l’anno 1650 quando durante una visita in zona, a Duecastelli arrivò il vescovo Tomassini di Cittanova. Nella cittadina vivevano solamente tre famiglie, le più povere. Tutti gli altri avevano lasciato Duecastelli, compresi i sacerdoti che quotidianamente ci facevano ritorno per celebrare la Santa Messa. Visto che era faticoso farlo ogni giorno, decisero di portare il Santissimo sacramento dell’altare e le ostie benedette da Duecastelli a Canfanaro. Ma arrivando l’indomani mattina nella chiesa, non vi trovarono l’ostensorio con il Corpo Santo. Si misero alla ricerca dell’ostensorio e lo trovarono illuminato nel bosco sottostante Duecastelli, ma ad ogni tentativo fatto dal sacerdote per afferrarlo, l’ostensorio si spostava. Si fermò solamente quando il sacerdote indossò il paramento liturgico. Fu così che riuscì a portare l’ostensorio nella chiesa canfanarese. Trascorso qualche tempo il vescovo trasferì anche ufficialmente il centro della parrocchia da Duecastelli a Canfanaro.
La leggenda sul tesoro nascosto di Henry Morgan
Henry Morgan era un famigerato pirata britannico che combatteva contro gli Spagnoli, con il beneplacito del governatore della Giamaica Thomas Modyford. Le sue imprese superavano spesso i poteri concessigli e il suo maggior successo fu la conquista di Panama, il cui saccheggio però, risultò nella violazione del trattato di pace tra Spagna e Inghilterra. Morgan attirò su di sé le ire degli Inglesi che iniziarono a dargli la caccia. La leggenda vuole che durante la fuga dai velieri della flotta inglese, venne spinto nell’Adriatico dove raggiunse il Canale di Leme. La conformazione serpentina del Canale, che offriva molte insenature nascoste, si rivelò rifugio ideale per nascondere sé stesso e il suo tesoro. Dopo aver gettato l’ancora, individuò anche Duecastelli, all’epoca già quasi completamente disabitata, e decise di nascondere lì il suo ricco malloppo. Henry Morgan trovò nuova dimora nelle vicinanze di Duecastelli, nel villaggio che ancora oggi porta il nome di M(o)rgani.